curiosità stroriche padovane  1°

ILLUSTRI SCONOSCIUTI

Vogliamo alludere a tanti personaggi che ebbero l'onore di una statua in Prato della Valle, e che non solo non erano padovani, ma nulla ebbero a che fare ne con Padova, ne con l'Italia, essendo stranieri, e qui non vennero che come studenti o per laurearsi, non lasciando più ,alcuna traccia di se fra noi. Diceva giustamente il nostro Pietro Selvatico nella sua ottima «Guida di Padova» che costoro saranno diventati poi gran brava gente oltre le Alpi, e quindi la loro statua starebbe a proposito nelle loro nordiche patrie.

Spigolando poi nella più recente Guida del prof. Ronchi, troviamo qualche personaggio che proprio non meritava tanto onore. Fra questi e certo Gustavo Adamo Baner che ha la statua n. 59 nel recinto interno. Costui era svedese e studio legge nella nostra Università dal 1649 al 1651 cioè due anni, ed era figlio di un Giovanni Baner che comando gli eserciti svedesi contro gli imperiali. Appunto perché figlio di papa e non per altro, Gustavo Adamo fu creato conte e mandato a governare l'Ingria che e una provincia della Finlandia, ma per la sua incapacità si guadagno il soprannome di Gustavo lo Scemo. Ad esso i suoi contemporanei avevano anche eretto un busto nel loggiato superiore dell'Università.

Altro personaggio che non ha nulla a che fare con Padova e Gustavo Adolfo re di Svezia, nato nel 1594, morto nel 1632 (statua n. 60 recinto interno').

Questo re, secondo i suoi biografi, non venne mai in Italia, quindi e una pura leggenda che egli sia stato a Padova scolaro di Galileo.

Poi vi e Matteo Ragnina, dalmata (statua n. 61), che fu soltanto scolaro a Padova nel 1397 e poi canonico nella sua patria. Giobbe Ludolf prussiano (statua n. 62), uomo di scienza nella sua patria, ma qui non fu che scolaro. Oberto Pelavicino, che visse nel 1200, che fu capitano generale dei Milanesi, alleato di Ezzelino e quindi nemico di Padova (e questi ha la statua n. /65). E altri vi sono, che trascuriamo perché nulla hanno fatto che interessi Padova o l'Italia.

Parleremo invece di illustri padovani che meritavano meglio di costoro di essere cola immortalati.

 

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Ignazio Sommer (Merzio)